Multato durante il lockdown? Puoi fare ricorso utilizzando la PEC

È successo a molti di essere multati per aver involontariamente infranto le regole di spostamento individuale che dall’11 marzo scorso sono state imposte ai cittadini, per contenere l’emergenza sanitaria. 

Dare un’interpretazione uniforme alle norme sembra essere stato davvero difficile. Ed è così che un avvocato, a Torino, è stato multato perché stava rientrando a casa alle dieci di sera, orario che sarebbe incompatibile con l’attività professionale. Come la signora che stava rientrando a Milano dal marito, dopo un intervento chirurgico specialistico a Napoli, passata indenne ai controlli dalla stazione di partenza ma multata all’arrivo.

Difficile interpretare in modo univoco le norme

Tanti anche i casi di persone multate perché sorprese a correre o a passeggiare. La circolare del ministro della Salute dello scorso 20 marzo ha stabilito che è consentita l’attività motoria solo in “prossimità” della propria abitazione.

Ma come si interpreta il concetto di prossimità?  Molte ordinanze regionali hanno ridotto a 200 metri dall’abitazione lo spazio entro il quale è possibile correre o passeggiare, sempre mantenendosi a debita distanza dalle altre persone. Ma da soli i numeri non bastano e possono essere fonte di fraintendimento. Come si calcolano i 200 mt? In linea d’aria? Chi li misura e come? 

Nessuna circolare indica un criterio preciso e bisogna quindi affidarsi ad altri criteri, tenendo presente la finalità delle norme, ovvero evitare le possibili occasioni di contagio. Le norme emergenziali devono necessariamente essere applicate col metro del buon senso, per non rischiare di privarle di autorevolezza. La responsabilità pratica della corretta applicazione delle numerose norme di queste ultime settimane è a nelle mani degli accertatori, che dovrebbero seguire dei protocolli omogenei, per non creare pericolose disparità di trattamento.

Multe durante il lockdown: utilizza la PEC per fare ricorso

Le persone multate possono opporsi alle sanzioni

Entro trenta giorni, con termini sospesi fino all’11 maggio, sarà possibile difendersi, inviando una memoria alla Prefettura competente, anche a mezzo PEC. L’interessato può chiedere poi di essere sentito. A quel punto il Prefetto, se non dovesse ritenere di archiviare la procedura, dovrà emettere l’ordinanza ingiunzione. Entro 30 giorni dalla notifica dell’ordinanza, il presunto trasgressore potrà fare ricorso al giudice monocratico del luogo dove è stata commessa l’infrazione. 

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